Comunicato Stampa
La notizia aveva fatto il giro del mondo in poche ore:
come un fulmine illumina a giorno, in un rapido e fugace istante, la
notte di una scura brughiera, delineando con nitida chiarezza
contorni prima invisibili e brulle geografie dall'occhio non
percepite, così l'intero pianeta era stato d'improvviso repleto e
accecato da una luce non conosciuta, che prometteva, pur nello
sconcerto collettivo, una nuova interpretazione della vita, ben
diversa da quella sino ad allora universalmente accettata e
pigramente consolidata dal tempo e dalla tradizione. Miti e credenze
erano stati recuperati nel loro significato e riveduti nella loro
espressione, mentre gli scientismi imperanti avevano vacillato sotto
il peso della notizia per, poi, riallinearsi, anche se un po'
traballanti, in file sgomente, più o meno ordinate e logiche.
Il prof. Thorpe, la sua équipe e la cittadina stessa,
in cui Thorpe ed i suoi collaboratori avevano dimora e lavoravano,
si erano trovati improvvisamente al centro dell'attenzione del mondo
scientifico e di quello ecclesiastico: tutte le Chiese volevano un
incontro con il professore, tutti gli ambienti scientifici
richiedevano conferme sulle metodiche che avevano portato a quanto
annunciato, tutte le riviste se lo contendevano e richiedevano
un'intervista esclusiva, disposte anche a pagare per questa, nella
certezza del ritorno economico. Fiumi di persone, costituite da
giornalisti, scienziati e non scienziati, curiosi e sfaccendati,
inviati speciali e portaborse politici erano accorsi sul luogo,
creando notevoli difficoltà organizzative alle compagnie aeree ed
alle ferrovie, colte di sorpresa da una richiesta di servizi non
prevista e non prevedibile.
Gli stessi abitanti della piccola cittadina erano
oggetto di interesse e domande da parte di una folla di addetti
ai lavori, costituita da biologi, fisici,
chimici, psicologi, neurologi, esperti neuro molecolari, fisici
quantistici e da parte ancora di altri, ben più numerosi e
pittoreschi, che di scienza poco o nulla sapevano, se non per aver
molto sentito dire o qualcosa letto, ma che, pure, erano accorsi sul
luogo richiamati dalla risacca dall'ondata di emozione generale e dal
grande scalpore che la notizia aveva generato. Questi ultimi, in
particolare, si aggiravano per il paese con un'aria di vacanza
scanzonata e imprevista, gli occhiali sulla fronte a difendersi dal
sole ancora pallido di fine maggio, facendo domande a tutti e su
tutto e sedendo, infine, stanchi del gran chiedere e del gran girare,
ai tavolini di caffè, ristoranti e pub, dove, con gran gioia dei
gestori consumavano in allegria cibi e bevande non necessari, ma che
procuravano loro quel piacere che deriva dal concedersi in premio
cose inutili per lavori inutili e apparentemente faticosi.
I gestori dei pubblici locali, per l'occasione, avevano
esumato vecchi tavoli e vecchie seggiole dalle cantine in cui avevano
riposto gli arredamenti obsoleti, per utilizzarli sporadicamente
nelle feste paesane e nelle fiere regionali, con la speranza di
poterli, un domani, vendere a qualche altro esercizio che ne avesse
avuto necessità e recuperare, così, qualcosa di quanto speso per il
nuovo e costoso arredamento, richiamo necessario ad una clientela
che, ogni volta, si compiaceva di vetri nitidamente trasparenti e
nuovi specchi luccicanti e di nuovi banchi lucidi e scintillanti,
espressione vacua di un lusso non posseduto, ma brevemente goduto.
Tovaglie vecchie e ricucite, non più usate da anni, ma
non per questo gettate via, erano state rapidamente lavate e nettate
dalle macchie del tempo mescolate a quelle del caffè e dello
zabaione, variopinti centrini di pizzo realizzati a mano in un'epoca
in cui questi lavori ancora venivano fatti, coprivano abilmente e con
eleganza quei tenaci residui di sporco che il detersivo più moderno
non era riuscito a cancellare insieme ai segni di frettolosi e
maldestri rammendi, resisi urgentemente necessari per l'occasione. I Capi di Stato delle varie Nazioni, messe
temporaneamente da parte le loro croniche ed inveterate divergenze
politiche, si erano consultati in tutta fretta, attraverso canali di
comunicazione prioritari ed ultrariservati, segreti e protetti da
codici impossibili ad essere decrittati da chiunque, per decidere
quale fosse la posizione ufficialmente da assumere di fronte a
quella che, senza alcun dubbio, era la notizia del secolo, se non
addirittura quella del millennio o di tutta la storia dell'umanità
che veniva a sovvertire bruscamente un equilibrio già instabile e
precario di false credenze... |
Arrivo a Roma
- Ehi, ehi, taxi, qui taxi! - Mi scusi, signore, ma questo taxi lo stavo aspettando
io, ero qui prima di lei. - Signora… non voglio essere scortese, ma, veramente,
a me sembra che… sia lei ad essere arrivata dopo di me… io sono
qui, davanti a lei… - Le assicuro, signore, che ero qui prima di lei. L'ho
vista scendere dalla scalinata che dà sul piazzale, pochi minuti fa.
Si è anche fermato un momento a metà delle scale per impugnare
meglio le maniglie della valigia. E si è anche guardato intorno per
qualche istante, proprio come fanno i turisti quando arrivano a Roma
per la prima volta, poiché è ben evidente che lei è un turista. - É vero, ma sono un turista solo in parte. Però ha
ragione, è vero, è la prima volta che vengo a Roma, ma... - Ed è un turista poco organizzato… - Che cosa glielo fa pensare? - La sua valigia - La mia… valigia? - Se lei usasse una valigia rigida, con manico stabile,
per esempio una samsonite con le ruote, non avrebbe avuto necessità
di dover aggiustare la presa sulla maniglia per sostenerne il peso.
Ci ha ficcato dentro mezzo armadio? - No, solo i ricambi per tre o quattro giorni e qualche
libro. - È stato proprio buffo, sa? L'ho visto bene mentre
stava quasi disarticolandosi il polso della mano destra nel tentativo
di stabilizzare una presa precaria. - Ma… - … con una valigia in pelle e le maniglie lunghe, si
sa, con il caldo - e nel mese di maggio a Roma fa già caldo - le
mani sudano e la presa scivola ed uno è costretto letteralmente a
fare le acrobazie per non perdere la presa su quelle stupide maniglie
lisce di pelle e, peggio ancora, con quelle orride di similpelle che
non risolvono affatto il problema. - Beh, io... - Poi ha passato la valigia dalla mano destra alla
sinistra, probabilmente era stanco. Del resto, questa mattina non ci
sono facchini da queste parti. Non se ne può trovare uno, nemmeno a
strapagarlo! C'è un congresso politico al Teatro Nuovo Odeon, vicino
all'hotel Excelsius, due vie più in là, dove sono attese molte
persone, per cui le cooperative di facchinaggio spostano, ovviamente,
la maggior parte degli addetti la dove c'è più affluenza di clienti
e, quindi, dove si può incontrare maggior richiesta di manodopera. - A quanto pare avete l'abitudine di osservare con
molta attenzione la gente straniera
che arriva a Roma. - Oh, lo facciamo solo se la situazione è curiosa e
se si tratta di persone interessanti. - Grazie, lo prendo come un complimento. - E, poi, mentre se ne stava fermo a guardarsi intorno
come fa solo chi è arrivato a Roma per la prima volta, si è anche
aggiustato la cravatta o, almeno, ha cercato di farlo, a quanto vedo
adesso dal risultato che è veramente un disastro. Il nodo alla
cravatta non è certo il suo forte. - Non ha perso un mio gesto, a quanto pare. Ha
fotografato ogni mio minimo atto e movimento. - Non avevo niente da fare, se non starmene qui con
pazienza ad aspettare che arrivasse un taxi. - E così osserva chi arriva, che cosa fa e se si
aggiusta la cravatta… - Già e, come dicevo, devo constatare che lo ha fatto
senza un grande risultato, a quanto posso osservare, ora, meglio a
distanza ravvicinata. - Non sono mai stato molto bravo con i nodi, nemmeno
quando frequentavo il campeggio con gli scout, specie con le
cravatte. É sempre stato un mio cruccio, una cosa che mi
innervosisce: quando devo annodarmi la cravatta comincio a sbagliare
e poi, soprattutto se ho fretta, non ne esco più… - Stia fermo un attimo, su, che gliela rimetto a posto
io. Ecco, adesso va meglio, così può andare, non è perfetto, ma
date le circostanze non si può pretendere. Comunque è il tipo di
nodo che è sbagliato, dovrebbe cambiarlo Anche il tessuto della
cravatta non è adeguato, è piuttosto stopposo, ruvido, non scivola
bene fra le dita e non si arrotola bene. La seta è più adatta per
una buona cravatta. - Grazie per il nodo e per le informazioni sul tessuto
delle cravatte e mi...scusi, ma quando sono arrivato, mi era parso
proprio che lei fosse dietro di me...
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