Dr. Donald Evenif - Conclusione
- Buon giorno, dottor Evenif. - Buon giorno signor Larsen, sono contento che lei sia
venuto. - Mi ha fatto chiamare ed io mi sono affrettato a
venire qui il più in fretta possibile. Per la verità non mi
aspettavo questa convocazione, non così presto: l'ultima volta che
ci siamo incontrati mi era stato detto che mi avreste chiamato fra
tre o quattro settimane, mentre sono passati solo otto giorni dal
nostro ultimo incontro. - È vero, signor Larsen, sono passati solo
otto giorni. - Questo, allora, vuol dire che le cose vanno ... - ...bene, signor Larsen, le cose vanno davvero bene.
La matassa dei suoi pensieri e delle sue emozioni è stata dipanata
ed io sono lieto di informarla che, dopo l'accurata disamina del suo
caso, svoltasi nel corso di questi anni, il nostro Istituto di
Ricerca è riuscito a definire con chiarezza il perché del suo
particolare comportamento, cosa dalla quale lei era ed è ancora
angustiato. - Allora... - ...allora ci è chiaro il motivo per cui lei, signor
Larsen, non è riuscito a scindere un legame affettivo, oltretutto in
fase conflittuale e improduttiva, a favore di uno nuovo, più
equilibrato e più proficuo sotto il profilo della gratificazione
globale. - Allora... c'è, dunque, la risposta che attendevo. Mi
dica, dottor Evenif. - Non sia così affrettato, signor Larsen: si tratta di
una risposta piuttosto complessa, come certamente anche lei immagina,
per cui, prima di arrivare al nocciolo che tanto le preme voglio
riassumere tutti i punti essenziali, necessari per una completa
comprensione. Spero che lei non me ne voglia se questo le parrà...
Incontro n. 195 - Dovreste essere giunti ad una qualche conclusione,
ormai, dottor Evenif: sono due anni che ci vediamo. - Ci lusinga, signor Larsen, non siamo così bravi.
Non è facile ciò che stiamo facendo anche con il suo valido aiuto
e con la tecnologia di cui disponiamo. Se pensiamo a quanto siamo in
grado di fare oggi, c’è da chiedersi come si poteva lavorare in
questo campo solo quaranta anni fa: è impensabile immaginare come
poteva venir effettuato un lavoro come questo senza il neurocasco che
trasmette le linee di emozione profonda dal cervello al sistema di
elaborazione. È in corso la realizzazione di un nuovo neurocasco
senza dermocontatti che funzionerà per induzione elettromagnetica in
una stanza attrezzata, nella quale diverse persone potranno entrare
in contatto mentale a diversi livelli, dal pensiero cosciente e dalle
emozioni più sofisticate sino alle forme non verbali e più
primitive di pensiero!
Realtà Esterna - Un amico - Allora, Peter come vanno le cose? É da qualche tempo
che non ti vedo e nemmeno ti sento. Ti stai forse eremitizzando? A
molti capita questo dopo i cinquanta. - No, non sto diventando asociale, non ancora almeno.
Va tutto abbastanza bene, anche se ho qualche problema con il sonno.
Sai, è un periodo di forte impegno lavorativo. Ho un problema
economico temporaneo che si risolverà entro cinque mesi, quando mi
arriverà il saldo della vendita del mio vecchio alloggio, ma lo
sconfino del conto in banca mi provoca fastidio, anche se si tratta
solo di una cosa momentanea....
|
Incontro 24
- A volte penso che vivere sia una cosa estremamente
stupida. Talora mi sveglio in piena notte e non riesco più a
riprendere sonno e allora penso, guardo fuori della finestra della
mia camera e penso. Sa, dottor Evenif la mia casa si trova in una
parte più elevata della città e così, in lontananza vedo i tetti
delle altre case e le luci delle vie. Le guardo e lascio fluire i
pensieri sui tetti lucidi di pioggia. Lei non ha idea di quanti
pensieri passino da soli per il cervello. Si può passare la notte
solo ad ascoltarli: sembrano tante persone che parlino fra loro in
una trasmissione riservata solo a noi. La notte aiuta molto queste
sensazioni di quasi depersonalizzazione. Ecco, io, di notte, quando
mi sveglio, penso a questo: a che cosa sono. Io sono un insieme di
pensieri che parlano fra loro e tutti insieme ubbidiscono ad un
pensiero chiave, che comanda su tutti, quello che ad un certo punto
dice ragazzi adesso, basta, andiamo a dormire, sono stanco. In genere
capita verso le sei del mattino. Penso anche alla morte, ne ho
terrore. È una cosa che non riesco ad elaborare e non credo nemmeno
sia elaborabile in qualche modo, poiché si contrappone alla pulsione
di vita, in senso biochimico. Forse non soffrirei se che pensassi a
me stesso come un semplice insieme di pensieri. - Le inputazioni che ricevo attraverso il neurocasco
e l'elaborazione che ne viene effettuata dal sistema mi indicano che,
forse, sarebbe il caso che lei consultasse un neurologo di sua
fiducia per una temporanea terapia farmacologica: i livelli di alcuni
neurotrasmettitori sono al disotto del minimo di soglia e questo
causa uno stato di sofferenza, non grave ma importante, di cui
l'insonnia è l'espressione primaria, mentre le speculazioni...
Realtà Esterna - Carol - Io non so come tu faccia a stare ancora con quella
donna, dopo tutto quello che ti ha fatto passare. Un altro sarebbe
impazzito al tuo posto. - Beh, io non sono impazzito. - Certamente non sei pazzo... non più di quanto già
tu lo sia, almeno. - In ognuno di noi c'è una parte di follia latente.
Siamo tutti in sanità mentale
provvisoria... Un giorno si guasta un "chip" biologico e il
nostro bel cervello fluttua e
i nostri pensieri diventano diversi: se siamo fortunati sono solo le
emozioni a scombinarsi, se abbiamo meno fortuna è anche la parte
razionale ed allora siamo veramente nei guai. - Se fosse successo a me io avrei... io... non so
che... cosa avrei fatto io al tuo posto. Non lo so proprio. A volte,
durante la giornata, mi sorprendo a fare ipotesi su quale avrebbe
potuto essere il mio comportamento al posto tuo, ma non riesco a
vedermici o, forse, non mi ci voglio vedere. Anzi, ne sono sicura,
non voglio. Tu rappresenti il futuro verso cui mi sto precipitando. - Forse avresti fatto le stesse cose che ho fatto io.
Siamo esseri logici, abbiamo in comune la stessa formazione ed il
nostro comportamento di fronte a situazioni simili è più o meno lo
stesso. - Non lo so, non credo. Io non avrei accettato, mai e
poi mai, per nessuna ragione io avrei potuto accettare una cosa come
quella che hai accettato tu. Devi essere proprio fatto di ferro per
essere passato attraverso a tutto quello che ti è successo. - Non sono fatto di ferro e non mi sembra di aver fatto
nulla di eccezionale. Forse sei tu che esalti il mio comportamento
alla luce delle tue emozioni. Sono rimasto dove ero, dato che non
potevo fare altro che quello che ho fatto: il legame che avevo con
quella donna era un legame forte...
- Io avrei rotto tutto a qualunque costo. Non avrei
sopportato neppure un decimo di quello che hai sopportato tu... |